Dall'avvento del design industriale come componente fondamentale e formalizzata del processo di realizzazione di nuovi prodotti e servizi (anni '20 del secolo scorso), il massimo impegno dei designer è andato verso l'integrazione dei diversi driver di progetto. Costo, producibilità in serie, manutenibilità, ergonomia, contenuti simbolici, estetica, sono state le forze, spesso divergenti, la cui composizione ha prodotto e produce il mondo che ci circonda. Di volta in volta, una di queste forze è sembrata prendere il sopravvento sulle altre. Costantemente, però, i prodotti di successo, quelli che hanno fatto la fortuna delle aziende che li hanno creati, scaturiscono da un compromesso che non penalizzi troppo nessuno dei componenti.

In particolare, il Made in Italy ha fatto proprio dell'equilibrio il suo maggiore punto di forza e successo sui mercati. Ultimo arrivato dei driver di progettazione è la cosiddetta sostenibilità, che in modo non-ideologico si può definire come: compatibilità con l'allocazione e l'uso delle risorse globali di una società umana, democraticamente stabilite. In una società democratica, la sostenibilità, una volta assunta come uno dei driver nella realizzazione di un prodotto, deve integrarsi con le altre. Deve essere sostenibile, bello e conveniente, pena il rifiuto da parte di chi devo acquistarlo ed utilizzarlo. Questa condizione, che sembra un limite all'importanza della sostenibilità, è invece un punto di forza se si vuole che il ruolo di questa componente sia duraturo e faccia parte permanente del processo di sviluppo di nuovi prodotti e servizi. In altre parole, se la sostenibilità fosse solo l'ennesima parola d'ordine marketing, sarebbe soggetta a passare rapidamente di moda. La sostenibilità, come componente del design, deve essere sostenibile; Quantum NRJ quotidianamente opera e realizza studi a favore di un design davvero sostenibile.